«1931 – Luglio. Nel confino di Ponza, Domizio Torrigiani fonda la Loggia clandestina “Carlo Pisacane” della quale fu Maestro Venerabile Placido Martini, che verrà trucidato nel 1944 alle Fosse Ardeatine, in Roma.», così si legge su una pagina FB denominata “Rito Scozzese Antico ed Accettato” in un post delle ore 01,01 di venerdì 14 luglio 2023 così commentato: «Poveri fratelli antifascisti! Avrebbero mai potuto immaginare la collaborazione tra piduisti e fascisti? »
Tuttavia Giuseppe Bellantonio, a giovamento del comprendere ancora meglio la vera e propria differenza epocale segnata dal confino di Ponza, ricostruisce i fatti storici.
La nascita della Comunione Italiana
Nel confino di Ponza, dove le attese erano lugubri più che negative, Domizio Torrigiani – Gran Maestro del GOI – consegnò il proprio maglietto nelle mani di Placido Martini – Gran Maestro della Comunione di Piazza del Gesù -. Con quell’atto di unione tra i due Gruppi, nacque la famosa Comunione Italiana. Di cui fu incontrovertibile portabandiera la Comunione di Piazza del Gesù. Talché, nel proprio titolo distintivo, da allora apparve anche l’indicazione “Comunione Italiana”.
Tempi diversi, ma soprattutto UOMINI diversi. E oggi le Massonerie italiane sono tante e diverse
Oggi è praticamente vano parlare di ‘unificazione’ o di ‘unione’: tutte miseramente fallite (quantomeno le più importanti e significative: il resto, non residua traccia ai fini storici) proprio per l’inadeguatezza di uomini che, al di là di titoli e dignità ricoperti, hanno sistematicamente tradito lo spirito e la lettera delle unificazioni attuate. Un cenno particolare, di fatti ancora ben presenti nella memoria di Giuseppe Bellantonio perché vissuti personalmente: l’unificazione della Comunione di Piazza del Gesù con il Grande Oriente d’Italia (Ordine e Rito, naturalmente), voluta fortemente dall’UGLE e dal Supremo Consiglio del RSAA di Washington, e fallita perché il GOI, nella persona di Lino Salvini, non mantenne, e anzi tradì, gli impegni protocollari sottoscritti solennemente proprio alla presenza di rappresentanti dell’una e delle altre realtà estere. Invano, Giuseppe Bellantonio e Armando Corona tentarono una correzione postuma dell’infausto evento: ma la cosa non fu presente a causa della dichiarata ostilità trovata da Armando Corona in seno alla sua GE dell’Ordine e al Consiglio dell’Ordine. Non meravigliano, quindi, le considerazioni che commentano il post sopra detto; non meraviglia il perdurante clima negativo in seno a ben precisi ambiti della Massoneria Italia; meraviglia invece fortemente che le varie “basi” – e la considerazione abbraccia tutti indistintamente, così da non far torto ad alcuno in particolare -, salvo qualche apparente scaramuccia sedata dai vertici, non hanno la volontà e la forza di girare le spalle, segnati, a quanti uccidono Hiram quotidianamente, ogni ora, ogni minuto, ogni attimo.
L’Arte Reale
Se oggi l’Arte Reale sopravvive, è solo merito del sacrificio – memo: sacrificio=sacrum facere – dei pochi che hanno fatto propri, e quindi interiorizzato, Valori-Tradizioni-Ideali di cui all’azione dei veri Padri.
Dunque, riferendoci espressamente agli Ancients, ma ancor più a quanto, ancor prima di loro – tra Bologna e Venezia, tra Krotone e Siracusa, tra Mesopotamia ed Egitto, tra Atene e Como e Roma – ebbe a svilupparsi crescendo e segnando le vere radici del pensiero, della cultura.
Schola Italica e Schola Pitagorica
È quello ormai il vero riferimento massonico/iniziatico: Schola Italica e Schola Pitagorica, che non hanno certo alcunché da invidiare ad altre ‘culle’ perfino troppo valorizzate, fino a oggi. Condivisibile lo spirito dell’appassionato commento critico al post di cui abbiamo detto: sempre e comunque riconducibile all’umano deteriore comportamento (quella che una volta era chiamata la “tenuta” dei Fratelli Massoni) di chi mescola sacro con profano, ideali con il fascino dei metalli, le camarille anche segrete alla trasparenza, all’onestà e alla lealtà verso i Fratelli.
8-10-1859: Tratto dal libro di Giuseppe Bellantonio, di prossima uscita e per sua gentile concessione in anteprima
8-10-1859. A Torino, su iniziativa di sette Fratelli provenienti da pregresse esperienze vissute anche in epoca napoleonica, viene fondata la Loggia ‘Ausonia’. L’anziano Fr. Filippo Delpino viene eletto alla Dignità di Venerabile. Solo dopo, il 20 Dicembre dello stesso anno, la Loggia ‘Ausonia‘ assunse il titolo di ‘Loggia Madre‘ in concomitanza con l’avvio della costituzione di un – assolutamente – nuovo e diverso ‘Grande Oriente Italiano‘, del tutto scollegato da qualsivoglia altra realtà presente in epoca napoleonica e attiva fino al Congresso di Vienna. Va sottolineato come la loro ripresa attività (per quanto attiene le attività pregresse svolte singolarmente da ciascun Fratello), ovverosia la nuova attività (considerato un inizio ex-novo, senza alcun riferimento e collegamento con qualsivoglia attività pregressa: considerato, appunto, l’avvenuto scioglimento e divieto di ogni attività massonica con il Congresso di Vienna e successive repressioni), avvenga del tutto in un’ottica massonica post-napoleonica, ove qualsivoglia riferimento con detta epoca fu meramente di cornice non storica bensì limitata al ricondursi generico a un messaggio di Universale Fratellanza e di ispirazione agli usuali riferimenti iniziatici, ritualistici e simbolici: in primis, quelli correlati alla Libertà. La fondazione della Loggia ‘Ausonia‘ vide tra i protagonisti anche il Fr. Tito Livio Zambeccari.