Persone che vivono alle spalle degli altri, come dei parassiti – dichiara Paolo Battaglia La Terra Borgese, e cita l’opera di Jan Vermeer -, “Mezzana” – 1656, olio su tela, 143×130 cm, conservata nella Gemäldegalerie di Dresda
Il fine di concedere aiuti statali agli imprenditori è – rivendica il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese – esclusivamente, assennatamente e segnatamente – quello di migliorare la società attraverso il lavoro, e mai quello di creare privilegi che allontanano l’uomo dall’autentico sé avviandolo alla corruzione.
All’imprenditore che, nutrito di tali aiuti degli altri, si avvale di lavoratori in nero – qualunque sia la sua denominazione sociale o ragione sociale – siano ritirati – e mai più concessi – aiuti e agevolazioni statali (statali = a spese del altri) di qualsiasi genere – è l’appello del critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese.
Occorre anche abolire subito il lavoro stagionale laddove si fa impresa grazie a concessioni pubbliche (vedi anche stabilimenti balneari); dove il concessionario – della cosa pubblica – continua il Critico – guadagna tantissimo da bastargli anche per tutto l’anno, o per gli anni a venire, il dipendente sia pagato con 15 mensilità.
In una sorta di pessimo manierismo italiano della finanza – dice Battaglia La Terra Borgese – che vuole fare del suo prossimo un reietto, l’imprenditore di destra o sinistra, comunemente, fa l’imprenditore con i soldi degli altri (gente in gamba!), quelli pubblici amministrati dalla mangiatoia politica.
Accade così che chi riceve (e spesso illecitamente) aiuti da capogiro dallo Stato non si accontenti, assatanato e senza scrupoli, vuole addirittura sfruttare, seviziare ancora il suo prossimo col lavoro nero, vuole addirittura borseggiare il suo prossimo, di faccia e faccia, con tracotanza, a mezzo del ricatto basato sul bisogno di lavoro del dipendente, suo simile; ecco perché ridurre a reietto il suo prossimo gli fa comodo.
Altro che furbetti del Reddito di Cittadinanza! Il furbone degli aiuti statali fa il ricottaro tra la cosa pubblica e il reietto, pretendendo disumanamente di sfruttare gli altri, come racconta l’opera spietata di Jan Vermeer -, “Mezzana” – 1656, olio su tela, 143×130 cm, conservato nella Gemäldegalerie di Dresda – conclude il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese.